domenica 2 giugno 2013

INTRODUZIONE al convegno: Armi, guerre e territorio

 
Introduzione al convegno: “Armi, guerre, territorio”, lancio del “Forum contro la guerra”
Elio Pagani, 01.05.2013

L’idea di questo convegno venne anzitutto al comitato “No M346 a Israele” che organizzò la manifestazionedel 13.10 scorso contro, appunto, la vendita da parte di AleniaAermacchi – Finmeccanica, degli addestratori armati ad Israele.
Velivoli che Israele utilizzerà per addestrare i piloti per il cacciabombardiere “invisibile” F35 e, visto i precedenti come l’ “operazione piombo fuso”, non ne è escluso l’utilizzo contro la popolazione palestinese, avendo l’M346 anche le caratteristiche di velivolo per l’attacco al suolo.

L’organizzazione di quella manifestazione faceva ben sperare e la buona partecipazione alla stessa confermò le aspettative, rafforzando il nostro ottimismo, così, a qualcuno/a di noi venne in mente di rilanciare l’iniziativa non solo contro la produzione bellica, ma contro la guerra, di cui le armi sono lo strumento principe, e di provare a rilanciarla, non solo a livello territoriale, ma anche nazionale.

Avevamo agito contro la produzione bellica di una azienda divenuta sede legale di una controllata del colosso bellico Finmeccanica, una azienda che ha un peso significativo per il territorio in cui opera condizionandolo pesantemente e facendolo dipendere economicamente dalle commesse militari, legando ad essa l’occupazione di circa 1800 lavoratori (in buona parte tecnici ed operai specializzati) ed un indotto diffuso.

Una centralità anche culturale, esaltata a livello massmediatico dal proclamarsi luogo di eccellenza nella R&S in campo scientifico-tecnologico e dal proporsi nei miti del volo (per essa l’intera provincia di Varese è proclamata “provincia con le ali”) e del “potere aereo” (produttrice di strumenti di difesa e di proiezione dei nostri interessi in tutto il globo, biglietto da visita del “Made in Italy” avanzato).

Ci siamo chiesti/e cosa fosse meglio fare per continuare nella direzione tracciata e come rendere più efficace l’intervento per liberare il nostro territorio dalla dipendenza alla produzione bellica ed ottenerne la smilitarizzazione (a pochi km da qui vi è la Base NATO di Solbiate Olona, uno dei centri direzionali della missione militare in Afghanistan), ciò anche sulla falsariga di iniziative precedenti di DisArmiAmoLaPace, del Comitato Varesino per la Palestina e di altri soggetti con i quali avevamo aperto una campagna a livello provinciale contro gli F35.

Fu naturale strutturare un primo collegamento con il comitato novarese NoF35 impegnato a costruire una resistenza alla realizzazione dello stabilimento in cui ha iniziato ad essere assemblato questo pericoloso cacciabombardiere (che ora si vuole dotato anche delle rinnovate bombe nucleari americane B61, residuato della guerra fredda e stoccate negli aeroporti di Aviano e Ghedi). Stabilimento non a caso realizzato all’interno di una base militare, quella di Cameri.

Con loro ci siamo chiesti/e se fosse possibile lanciare un “Forum contro la guerra”, come suggeriva anche il missionario comboniano Alex Zanotelli, già direttore di Nigrizia ed ora di Mosaico di Pace, nel suo intervento pronunciato davanti ai cancelli di AleniaAermacchi l’ottobre scorso.

Un forum che permettesse da una parte il confronto e l’interazione tra i soggetti che, come facciamo noi, praticano a livello di base una resistenza territoriale agli strumenti che rendono possibile la guerra (basi militari e produzione bellica), dall’altra un più stretto collegamento con i soggetti (scienziati/e, intellettuali, ricercatori, docenti) che abbiano elaborato e che studiano il fenomeno guerra, a partire dall’analisi dei nuovi concetti strategici delle potenze dominanti (USA, NATO, ecc.).
Infine, chiamare al confronto i soggetti che a livello nazionale già sono attivi per il disarmo e la costruzione della pace, chiedendo anche ad essi di interagire con quelle elaborazioni e con gli attori che praticano la resistenza alla guerra a livello di base.

L’idea è quella di mettere in rete queste esperienze e trovarne un minimo comune denominatore, per tentare di risollevare l’intero arcipelago pacifista dalle difficoltà in cui da anni si dibatte, difficoltà prodotte soprattutto dagli effetti della guerra endemica in cui siamo immersi, che acceca e distorce le coscienze, difficoltà prodotte altresì dallo scarso utilizzo della analisi sulla guerra cui è giunta l’elaborazione, in particolare l’analisi sui caratteri che ha assunto la “neoguerra” chiamata “pace” affacciatasi dal 1990.

E’ pacifico per tutti/e che costruire la Pace è impresa complessa.

Se Pace non è solo “assenza di guerra” diviene obiettivo poliedrico da affrontare a molti livelli: da quello etico, morale, spirituale, a quello della capacità di gestire i conflitti in modo nonviolento, a quello della realizzazione di strutture istituzionali locali, nazionali e sovrannazionali capaci di garantire il godimento del “diritto alla Pace” e di tessere una sicurezza umana comune.

Ma due colonne portanti per la costruzione dell’edificio della Pace sono l’azione per l’abolizione della guerra e quella per il disarmo.

A proposito della necessità di ripartire dall’analisi della guerra, nella sua presentazione al libro “La strategia dell’impero. Dalle direttive del Pentagono al Nuovo Modello di Difesa” (1992), Raniero La Valle scriveva:

<Questo libro, scritto con urgenza, deve essere letto con urgenza, Non può essere posposto a nessun’altra lettura; anzi bisognerebbe leggere solo questo libro (…).

Questo libro dev’essere letto, perché o c’è scritto, se non faremo niente, il nostro destino di uomini e donne che mancano al compito della loro salvezza, proprio quando questa sembrava vicina,

o c’è scritto per contrasto, il compito di uno straordinario riscatto spirituale, istituzionale e politico, quale nessuna generazione ha dovuto affrontare prima di noi.

(…) è un libro (che) riferisce e collega fatti, progetti e documenti che modificano profondamente la nostra percezione del reale:

perché se dopo l’89, e nonostante la guerra del Golfo, noi avevamo l’impressione che la guerra, almeno nelle sue maggiori dimensioni fosse ormai trattenuta, e dotata di una “bassa probabilità di occorrenza”, per usare il linguaggio dei nostri generali, questi documenti ci mostrano invece che, dopo l’89, nella visione dei poteri vincenti la guerra è totalmente liberata, non più ostaggio del vituperato Impero del male, e gratificata della più alta probabilità di occorrenza,

fino ad essere eletta come strumento sovrano del mondo: totalmente disponibile all’esercizio, totalmente pervasiva della politica (nell’eufemismo italiano non più “politica della difesa” ma “difesa della politica”) e avente al suo servizio una “forza totale” opportunamente preposizionata in tutto il mondo;

 credevamo insomma che il riarmo fosse finito e la guerra conclusa, e invece solo ora comincia.

Questo libro è nato da una intuizione di padre Balducci, forse la sua ultima intuizione, prima di quella definitiva sulla casa del Padre.

Questa intuizione, con lucidità investigativa, si fondava su un indizio. L’indizio era il nuovo “Modello di Difesa” italiano, su cui molti di noi avevano cominciato ad inquietarsi, o perché ne avevano dovuto reggere l’impatto in parlamento, o perché colpiti, come studiosi e come giuristi, dal suo palese ed eversivo contrasto con la costituzione (…)>.

***
A quante guerre l’Italia ha partecipato attivamente da allora?
Sulla base di quali nuovi concetti strategici?

Quante norme che configuravano il diritto alla Pace, sono state di fatto distorte e annientate dalla “guerra permanente” o meglio dalla “prevenzione attiva”, come la chiama il NMD?
Questo vale per quelle contenute nello Statuto dell’ONU e nell’art.11 della nostra Costituzione, ma vale anche per la L.185/90, sul controllo e la limitazione dell’export di armi….

Questi sono dunque i temi che i relatori affronteranno, cui si aggiungeranno quelli relativi agli strumenti di morte che la guerra usa: le armi, la loro produzione, il loro dispiegamento nelle basi e nei traffici, la manipolazione della informazione, che rende accettabili alle masse operazioni imperiali anche costellate di massacri, spacciate per operazioni umanitarie ma miranti ad accaparrarsi risorse necessarie a mantenere lo “stile di vita” dei paesi opulenti, il nostro stile di vita.

Quali azioni contro la guerra e quali alternative ad essa possiamo praticare?
Quali caratteristiche hanno avuto le mobilitazioni contro la guerra e gli strumenti di morte?
Quale radicamento ha tra la nostra gente la nostra iniziativa, quali obiettivi sono stati raggiunti e quali sono le difficoltà ed i punti critici?
Su quali basi, su quali obiettivi e con quali modalità possiamo rilanciare le nostre iniziative?

Quali sono le prospettive per il “Forum contro la guerra?”

Queste sono le domande a cui cercheremo di rispondere nella mattinata e nel primissimo pomeriggio di domani.

Buon lavoro, e mille ringraziamenti a tutti/e coloro che hanno reso possibile l’iniziativa, a partire da Padre Massimo ed i suoi Comboniani che ci hanno messo a disposizione questa magnifica struttura, importante anche dal punto di vista simbolico, affacciandosi essa sulla linea di volo e gli stabilimenti di AleniaAermacchi, una fabbrica di guerra che vogliamo riconvertire alla produzione di strumenti di pace.

Un ringraziamento anche a Stefano, che da lassù ci spinge con forza a proseguire nell’azione contro la guerra e per costruire un mondo in pace in cui prevalga l’umanità di ciascuno.

Un ringraziamento a tutti/e voi presenti ed in particolare agli attivisti dei comitati di base che nei territori lottano contro basi militari e produzioni belliche, e che si sono sobbarcati anche il sacrificio di essere qui oggi e domani.

Siamo in tanti/e e questo è di buon auspicio e un augurio di buona riuscita dei nostri lavori.

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