sabato 25 maggio 2013

ADESIONE RETE NAZIONALE DONNE IN NERO


Al Movimento NO-F35 del novarese e al Comitato NO-M346 del Varesotto


Nell’ottobre dello scorso anno le Donne in Nero di Varese e la Rete italiana Donne in nero hanno aderito alla manifestazione “No M346 a Israelee ora abbiamo ricevuto la vostra proposta di costituire un “FORUM contro la guerra” e il vostro invito a partecipare al convegno di studio “Armi, guerre, territorio” che si terrà l’1 e il 2 giugno a Venegono superiore.
Siamo molto contente che stiate facendo questo lavoro così impegnativo, tanto più difficile in questo periodo. Ve ne ringraziamo, e al tempo stesso riteniamo opportuno esporvi alcune nostre considerazioni.

In un incontro nazionale della rete delle Donne in Nero, tenutosi a Roma il 6-7 aprile, molte hanno detto di avere intenzione di partecipare al convegno dell’1-2 giugno, ma hanno anche espresso riserve sull’impostazione del Documento di lancio e della proposta di contenuti, tutti “neutri”: cioè insensibile al fatto che esistono donne e uomini e che non è opportuno appiattirle/i in un universo indistinto. Abbiamo quindi concordato di farvi conoscere fin d’ora le nostre riflessioni, perché già nel percorso che porterà a Venegono possa avvenire quel “confronto fra concezioni e visioni diverse, in un clima di fiducia, senza nascondere le eventuali differenze” di cui parla il documento a p. 3.

            Condividiamo l’intenzione che nel confronto si esprimano – e si ascoltino reciprocamente – “visioni diverse”. Proprio perciò ci pare necessario tener conto del fatto che i “contenuti” non sono astrattamente oggettivi, ma profondamente segnati dalla soggettività e dal punto di vista di chi li formula. Per noi non si può prescindere dalla differenza tra i modi di viversi e di essere percepite/i come donne e come uomini; sono costruzioni storiche e culturali, processi di lungo periodo che in particolare hanno fatto sì che per le une e gli altri siano stati e siano diversi i rapporti prevalenti con il militarismo, le armi, le guerre.

Per quanto ci riguarda come Donne in Nero, la nostra rete è nata alla fine degli anni ’80 da un piccolo gruppo di ebree israeliane che scesero in strada contro l’occupazione dei Territori Palestinesi da parte del loro stato. A fondamento della protesta c’era la volontà di manifestare il rifiuto della logica del nazionalismo militarista, della divisione insuperabile tra “noi” e “loro”; nel decennio successivo, specie attraverso l’impegno di pensiero e di azione del gruppo di Donne in Nero che si era formato a Belgrado, divenne sempre più intensa la consapevolezza del legame costitutivo tra il nazionalismo e il patriarcato, tra l’uso della violenza e il disconoscimento e l’inferiorizzazione dell’altro-da-sé: modalità che hanno pervaso e pervadono le relazioni gerarchiche e di dominio su cui le varie società hanno fondato il rapporto uomo-donna e i ruoli femminili e maschili.

E’ per queste ragioni, qui appena sommariamente abbozzate, che consideriamo importante che su “armi, guerre, territorio” ci si confronti tenendo presente quanto profondamente vi sia implicato il maschilismo tradizionale: consideriamo necessario porsene il problema perché donne e uomini escano dalla prospettiva bellicosa per cui è il più forte che vince e lavorino per una trasformazione radicale delle culture.

Non dubitiamo che tra “i relatori” (nominati a p. 5 del “Documento di lancio”) si sottintenda che verranno invitate donne e uomini, ma ciò che ci preme è che nel convegno siano presenti sguardi attenti a come le differenze di genere interagiscono con la smilitarizzazione delle menti e delle pratiche di vita; non pensiamo che questo lo debbano o possano fare soltanto donne: anzi, ci pare che vada dato spazio a quanti stanno scavando nelle concezioni del maschile entro cui essi stessi si sono formati, per contribuire a smontare le millenarie pulsioni al dominio e alla violenza che vi sono state impresse.

Per rendere più concreto che cosa intendiamo, facciamo un esempio: a p. 2 del documento c’è una considerazione – sulla “alta spesa militare, ovunque pagata dai cittadini attraverso i tagli alle spese sociali” – certamente condivisibile, purché però nell’insieme dei “cittadini” si badi all’esistenza delle cittadine e le si veda nella loro condizione di principali – spesso uniche – erogatrici di quel lavoro di cura su cui si regge il tessuto sociale e che diventa sempre più gravoso con l’appesantirsi dei tagli.

Inoltre ci sembra che ciascuna e ciascuno di noi dovrebbe fare ogni sforzo per smilitarizzare il proprio linguaggio, quando è manifestamente espressione di quella cultura bellicosa che vogliamo disarmare, come per la parola “strategie”. Per ragioni analoghe ci pare del tutto inopportuno che si parli di cittadini, lavoratori, relatori... , tanto più che l’invito a partecipare è invece rivolto a “tutti/e”. Il linguaggio esprime e veicola mentalità e culture; a nostro parere, usare il maschile come onnicomprensivo si porta dentro la cancellazione delle donne dai soggetti che contano.

Per queste ragioni desideriamo farvi alcune proposte. Ad esempio, rispetto alla “riconversione in senso pacifico delle produzioni” belliche, siamo totalmente d'accordo sulla necessità di “non mettersi in conflitto con l'interesse vitale e immediato dei lavoratori del settore” e ne siamo tanto più convinte nell'attuale drammatica situazione di perdita del  lavoro e di povertà. Su questo tema vorremmo confrontarci tenendo conto di quali siano i lavori cui va dato valore prioritario: anziché alla “produzione” di oggetti – e tanto più di armi – alla dimensione della “cura” già citata sopra.

Vorremmo proporre anche di parlare di esperienze di gruppi e reti di donne pacifiste, nonviolente, femministe antimilitariste. Esperienze che includono numerosi casi di partecipazione a iniziative miste perché è nella realtà concreta di un mondo fatto di donne e di uomini che ci preme portare il contributo delle nostre specificità.

Infine, ci riconosciamo nell’intenzione, che l’invito dichiara a p. 1, di voler cercare “denominatori comuni su cui fondare azioni più condivise ed efficaci” e nella sollecitazione, espressa nel Documento a p. 3, a entrare in rapporto tra realtà diverse non per imporsi “con mire egemoniche” ma per affiancarsi e lavorare insieme. La prospettiva di un confronto sensibile alle differenze a nostro parere significa anche aprirsi a nuove opportunità di arricchire il proprio punto di vista e cogliere  quanto sia continuamente necessario misurarsi con la pluralità delle alternative lungo cui si può camminare.

6 maggio 2013
                                                                                              La rete nazionale delle Donne in Nero

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Care Amiche,
Vi ringraziamo per il vostro contributo in vista dell'incontro di Venegono di inizio giugno.
Stiamo cominciando un percorso faticoso, che sarà difficile proseguire senza un vero allargamento di contributi diversi e variegati.
Concordiamo con i rilievi che fate al documento.
Chiediamo qualche attenuante riguardo al lessico leggermente sessista. È comunque vero che, a dar tutto sottinteso, magari si dà eccessiva fiducia alla capacità di comprensione di chi non è ancora libero da pregiudizi.
Cercheremo di stare attenti nella stesura dei prossimi documenti; e speriamo che voi ci possiate essere d'aiuto.
Quanto al resto: se ne discuterà appunto nelle due giornate di incontro. Una discussione che speriamo possa essere aperta, sincera, senza pregiudizi. Una discussione nella quale anche posizioni apparentemente distanti possano poi comunque trovare una sintesi in vista dell'obiettivo superiore che ci proponiamo: il contrasto delle guerre e delle strutture sociali gerarchiche (e patriarcali) che le generano e che le rendono funzionali allo sfruttamento di chi è più debole.
Vi chiediamo se possiamo inserire il vostro testo nel blog di riferimento dell'incontro di Venegono, così che possa essere letto ed apprezzato da tutti.
Vi chiediamo infine se possiamo considerare la vostra associazione come aderente ufficiale all'iniziativa in questione e se parteciperete alle due giornate. In particolare sarà molto interessante discutere con voi in occasione dell'incontro dei movimenti e delle realtà locali in lotta che si terrà nella mattinata di domenica 2 giugno.

Un saluto affettuoso ed un arrivederci a Venegono.

Movimento No F-35 del novarese -  Comitato No M-346 del varesotto
                                                                                               

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