Scopo della presente relazione[1] è identificare nel «modello della propaganda»[2], gestito dalle principali corporations mediatiche private occidentali, un sofisticato quanto facilmente demistificabile meccanismo di riproduzione economico-politico-culturale del sistema di capitalismo assoluto caratterizzante la società dei consumi e dello spettacolo della quale, come “Occidente”[3], siamo parte integrante.
Il controllo sociale messo in atto dal modello di cui sopra, si invera attraverso un processo di manipolazione e formazione del consenso su ampia scala, concernente tre anelli concentrici di un unico cerchio. Il primo anello comprende il controllo dell'informazione strumentale a reindirizzare, per via politica, economica e militare, gli scenari geopolitici nell'ottica degli interessi delle multinazionali private occidentali[4], del complesso militare-industriale statunitense e dell'imperialismo sionista; il secondo anello riguarda le strategie postmoderne tese al controllo coloniale delle politiche interne agli Stati assoggettati al Nuovo Ordine Mondiale; il terzo anello infine, concerne la strategia di ridefinizione della struttura di classe nell'ambito del capitalismo contemporaneo[5], nonché conseguentemente e consustanzialmente, delle mentalità e dell'immaginario collettivo occidentale nel novero dell'affermazione e del consolidamento di una società di consumatori individualizzata.
[1] Per un approfondimento del tema in questa
sede trattato, rimando a: P. Borgognone, La disinformazione e la formazione
del consenso attraverso i media, Vol. 3. La strategia mediatica di formazione e
manipolazione del consenso attraverso i nuovi media. L'analisi critica del caso
italiano, Zambon, Frankfurt, 2014.
[2] N. Chomsky, E. S. Herman, La fabbrica del
consenso. Ovvero la politica dei mass media, Il Saggiatore, Milano,
edizione 2008.
[3] Cfr. F. Cardini, L'invenzione
dell'Occidente, Il Cerchio, Rimini, 2004.
[4] L'ultima, in ordine di tempo, di queste
menzogne mediatiche pubblicizzate dai media occidentali al soldo degli interessi
economici e politici statunitensi, allo scopo di costruire una strategia di
“guerra umanitaria”, è quella relativa al cosiddetto «attacco chimico»
dell'Esercito siriano ai danni di civili presso l'area di Ghouta il 21 agosto
2013. Per una definitiva demistificazione di tale messinscena degna di una vera
e propria operazione di marketing- politico, vedasi: S. M. Hersh, Whose
sarin?, in «London Review of Books», 8 dicembre 2013.
[5] Cfr. C. Preve, E. Orso, Nuovi signori e
nuovi sudditi. Ipotesi sulla struttura di classe del capitalismo contemporaneo,
Editrice Petite Plaisance, Pistoia, 2010.
CONTINUA a leggere il documento su:
https://drive.google.com/file/d/0B6tFyWHpJ2W_anhVUi1WTTQ0bVk/edit?usp=sharing
Nessun commento:
Posta un commento