Continua il percorso per la
costituzione del Forum nazionale contro la guerra.
Dopo la
partecipata manifestazione del 13 ottobre 2012 contro la vendita degli aerei
M346 ad Israele, che ha fatto nascere l’idea, e dopo il convegno del primo e
due giugno 2013 su “ Armi, guerra e territorio”, la cui riuscita ha reso manifesta la bontà
dell’idea, il recente convegno di approfondimento del 7 dicembre 2013 su di
un tema già toccato a giugno ( informazione e guerra) ha confermato
ulteriormente la necessità della nascita del Forum.
Molti
interventi hanno toccato il tasto della frammentarietà del campo della pace e
hanno ricordato, invece, quanto sia forte ed organizzato quello avverso.
Relazioni del mattino
Padre Massimo
Robol, comboniano di
Venegono Superiore, saluta i partecipanti, legge l’augurio di buon lavoro di
Alex Zanotelli che mette in evidenza la rilevanza del tema scelto e ricorda con
le parole di Mandela quanto sia importante dedicarsi con passione a ciò che si
fa.
Fiorella
Gazzetta presenta il
programma dei lavori; prende quindi la parola Raffaello Zordan,
giornalista di Nigrizia, che, partendo dalla situazione africana di cui ha
profonda esperienza diretta, spiega l’importanza di costruire un reticolo di
informazioni, di specializzarsi, di interloquire con chiunque; ricorda la
necessità di una pressione costante della base e di una continua azione di
lobby.
Marinella
Correggia, eco-attivista contro le guerre, già ospite a giugno,
mette in guardia rispetto al controllo delle fonti di informazione. Chi
controlla le notizie diffuse dai cosiddetti “attivisti”? Chi sono costoro? Gli
stessi rapporti dell’ONU sono in realtà rapporti di commissioni costituite da
non meglio precisati “esperti”. La manipolazione della informazione si è
accentuata dalla prima guerra contro l’Iraq in poi. Evidenzia la
contraddittorietà di alcune organizzazioni che sono contro la pena di morte e
per la difesa dei diritti umani, ma non contro la guerra. I Paesi poveri sono
privi di mezzi economici idonei a contrastare l’informazione diffusa dai Paesi
ricchi. Ricorda alcune false notizie, accertate in seguito come tali: le
incubatrici staccate dagli Iracheni in Kuwait, i bombardamenti della
popolazione da parte di Gheddafi, quelli in Siria sulle code per il pane.
Invita a diffidare di strumenti come Avaaz che mescolano cose buone al peggio (ad
esempio la raccolta di firme contro Evo Morales).
Il giovane Paolo Borgognone , ricercatore e
scrittore, membro del CIVG (Cerntro per le Iniziative per la Verità e la
Giustizia) approfondisce alcuni aspetti particolari: parla
anche lui
delle falsità a sostegno delle aggressioni, ma anche dei processi di
mercificazione che riducono la società a mera società di consumatori. I giovani
sono essi stessi merce. Più che beni di consumo si tende a produrre desideri,
tutti destinati alla dismissione. Parla di virtualizzazione sociale e di
dipendenza dallo strumento tecnologico. Si giunge ad “acquistare” anche il
partner. Ricorda la strumentalizzazione del passato per valorizzare il
presente.
Dopo avere
preso atto, tra gli applausi, della gradita presenza in sala di Monsignor Luigi
Bettazzi, si proiettano due acuti e divertenti spot pubblicitari contro gli
F35.
Nanni
Salio del Centro
Studi Sereno Regis di Torino ricorda due importanti libri su armamenti e guerra
scritti da un esperto: il generale Mini. Denuncia il pacifismo come passivismo
e il continuo ritardo nel suo intervento. Anche la Chiesa giunge in ritardo, ad
armi costruite e a guerre in corso. Al contrario, gli avversari sono efficienti
professionisti. Denuncia infiltrazioni nelle ONG. Il giornalismo di pace deve
indicare alternative e non limitarsi a denunciare. Il movimento per la pace è
frammentario, senza struttura organizzata e logistica. Con un euro al giorno a
testa si risolverebbe il problema del finanziamento.
Mariaelena
Delia, attivista per
i diritti umani-FGM, via Skype ricorda la figura di Vittorio Arrigoni, non solo
attivista ma anche cronista, giornalista, scrittore. Ricorda quanto ebbe a dire
Hamira Hass a Robert Fisk: compito principale del giornalista è monitorare i
centri di potere.
Segue
dibattito e pranzo “vegitaliano” su menù di Marinella Correggia.
Prima della ripresa dei lavori del pomeriggio
rivediamo i due spot, alla presenza del loro produttore.
Giorgio
Beretta,
ricercatore, membro di RID (Rete Italiana Disarmo) e di UNIMONDO, si scaglia
contro il tour in corso della nave Cavour, vera e propria esposizione
itinerante di armamenti. Afferma che l’informazione c’è e si può avere, ma
manca una adeguata diffusione. Occorre esercitare pressione sulle possibili
rappresentanze parlamentari. I temi di intervento vanno individuati in base
alla violazione della legalità: questo è lo spartiacque. Denuncia le carenze
informative: nel bilancio sociale di Finmeccanica non viene indicato un solo
Paese in cui sono vendute armi.
Giulietto Chiesa,
saggista e giornalista per varie testate, via Skype torna sui temi a lui cari:
l’imminenza della terza guerra mondiale, l’azzeramento del movimento pacifista.
L’11/9 è stato uno spettacolo e lo spettacolo non è informazione. Noi siamo
raggiunti da messaggi: il 5% sono informazioni, il 95% sono pubblicità e intrattenimento.
Il consenso alle guerre si costruisce in quel 95%. Riferisce della esperienza
argentina per un vero servizio pubblico televisivo e, su domanda,
conferma il
suo impegno, da tempo coltivato, per creare una televisione privata libera.
Annuncia che il progetto dovrebbe andare in porto a breve.
Intervengono
quindi quattro rappresentanti NO TAV della Val di Susa, che ricordano la storia
della loro lotta e come non sia localistica; raccontano della repressione
giudiziaria di cui sono vittime. Sulla informazione denunciano che i
giornalisti sono “velinari” della Questura.
Sollecitato
dagli organizzatori prende la parola Monsignor Luigi Bettazzi che
conclude il suo breve intervento con incisive parole che fungono da stimolo :
”La pace non basta sognarla, bisogna costruirla tutti insieme; voi siete sulla
strada giusta, continuate così; noi siamo con voi”.
Prende
quindi la parola Patrick Boylan, rete No War, redazione di Peace Link,
Statunitensi per la pace e la giustizia, duramente critico con la Tavola della
pace. Denuncia le connivenze tra politici e azionisti di fabbriche di armi:
spesso le due figure coincidono. I media presentano come esperti militari
quelli che sono azionisti fabbricanti di armi. Presenta schede e filmati con
nomi e cognomi di amministratori pubblici detentori di pacchetti azionari di
fabbriche di armi. Neocon lodano Obama, purchè attacchi la Siria. Denuncia la
concentrazione del controllo delle testate giornalistiche. Occorre dotarci di
mezzi; qualcosa c’è già: Libera TV, Peacelink on air.
Raffaele Simonetti, attivista milanese per la
Palestina, ricorda in specifico come nel 2011 è stata trattata dai media la “contro
kermesse” di Milano e cioè l’insieme di iniziative che per giorni hanno
contrastato la mistificazione informativa di Israele.
Nell'intervento di Domenico Argirò del Movimento No
F-35 del Novarese si è riferito del rapporto tra azioni di protesta
territoriali contro gli F-35 e stampa locale. In particolare sono stati fatti
vedere, sullo schermo predisposto, alcuni articoli tratti dalle Cronache del
Novarese de La Stampa, dal Corriere di Novara e da Tribuna Novarese, che
coprono un arco temporale che va dal maggio del 2007 all'autunno del 2013.
Anche dalla lettura dei soli titoli di questi articoli e dall'analisi delle
fotografie che li accompagnano, si può notare un'evoluzione nella
considerazione delle azioni di contrasto del progetto di costruzione dei nuovi
cacciabombardieri statunitensi. Si passa infatti da una sorta di
criminalizzazione preventiva dei manifestanti ad una considerazione più attenta
delle ragioni degli oppositori del progetto in questione, pur permanendo una
discreta sottovalutazione dell'impatto sociale delle azioni di protesta ed una
valorizzazione, a volte eccessiva, degli argomenti sostenuti dagli attori
istituzionali coinvolti nel progetto stesso.
Infine Elio Pagani , di DisArmiAmoLaPace e No
M346 ad Israele, ha sintetizzato una sua ricerca (pubblicata integralmente sul
blog del forum contro la guerra) circa il rapporto tra il progetto comunicativo
del Comitato “Nessun M346 a Israele” e i mass-
media
varesini, in relazione alla manifestazione del 13 ottobre 2012 contro la
vendita degli addestratori armati di AleniaAermacchi ad Israele. Pagani ha
invitato a considerare i limiti del progetto comunicativo del Comitato, ma
anche quelli dei mass-media locali. Per essi c’è da chiedersi se siano in grado
di “fare opinione” (e come) o semplicemente si limitino a “descrivere” fatti ed
opinioni diffuse, se siano capaci di “fare ricerca” e “giornalismo di
inchiesta”, o se siano solo in grado di fare da cassa di risonanza di soggetti
forti, in particolare delle imprese a produzione militare (che hanno coniato
l’immagine accattivante della “Provincia con le ali”).
-In realtà
sappiamo-, ha concluso Pagani, - che anche in seno ai mass-media locali operano
giornalisti capaci di fare inchiesta, ad esempio sulla malavita organizzata o
su crimini di altra natura, e che per questa ragione hanno subito pressioni e
minacce; perché allora è così difficile anche per loro guardare con occhio più
critico la produzione bellica ed i suoi effetti? -
Ci si
saluta, ancora una volta arricchiti da contributi importanti, confortati dalla
consapevolezza di essere in tanti a pensare e dire le cose giuste, amareggiati
dalla episodicità del lavoro comune.
Il
costituendo Forum dovrebbe, nelle nostre intenzioni, ovviare a questo limite.
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