giovedì 4 dicembre 2014

Appunti per una storia sindacale sulla produzione bellica e la sua riconversione di Elio Pagani

Appunti per una storia sindacale sulla produzione bellica e la sua riconversione
di Elio Pagani,
convegno: “ L'industria delle armi alimenta le guerre. Il ruolo di Finmeccanica”. Venegono Superiore, Castello dei Comboniani, 29.11.2014


- Per cercare di comprendere le iniziative di una parte dei lavoratori del settore bellico a favore delle alternative produttive, occorre partire dai Valori del sindacato/movimento operaio e dai bisogni di tutela dei loro interessi (ad esempio della occupazione), così come degli ideali e ideologie (giustizia, uguaglianza, lotta di classe) che hanno attraversato i tempi di cui parliamo (in particolare gli anni '70 e '80)
Circa i Valori, ruolo centrale hanno avuto:
diritti
solidarietà/solidarietà internazionale

Da essi scaturisce l'esigenza del superamento della contraddizione: del manifestare il sabato per esprimere solidarietà ai popoli oppressi da dittature e regimi militari, e lavorare dal lunedì al venerdì per la produzione bellica destinata a quei regimi
Si esplicitava la necessità di: “Convincere i lavoratori del settore sulla validità della distinzione storica fra interessi dei lavoratori e quelli delle lobby dell'industria bellica (Tridente)”
Da qui la collaborazione e la presenza di rappresentanti di movimenti di liberazione nelle fabbriche e la presenza sindacale nel Tribunale Russel

Si esprimono azioni di solidarietà concreta (fuori e dentro le fabbriche belliche), es.:
Scioperi di lavoratori di aziende belliche francesi contro la guerra francese in Indocina (anni '50)
Boicottaggio armi destinate al Cile da parte dei portuali tedeschi (1973)
Boicottaggio del rame cileno in Italia (Trasporti Gottardo Ruffoni di Milano e Lmi di Livorno e Pistoia, ecc.) nei primi anni '70
Queste iniziative, nel sindacato metalmeccanico italiano vengono gestite dalla FLM unitaria

- La produzione militare era destinata in parte alla difesa (e questo non lo si contestava), nella logica della guerra fredda (di questa si contestava l'enorme spreco di risorse che faceva vittime per fame, e la sua possibile degenerazione in olocausto nucleare), e in parte ad un export crescente (dal punto di vista aziendale utili a garantire gli equilibri economici)



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