martedì 9 dicembre 2014

Intervento di Mario Agostinelli al convegno sul ruolo di Finmeccanica




GEOPOLITICA DELL’ENERGIA:

NONSOLOGAS, QUESTIONE DI CLIMA

di Mario Agostinelli, Inchiesta Novembre 2014
 





Il cambio di paradigma energetico è irreversibile


Hermann Scheer sosteneva che la sfida energetica del XXI secolo si sarebbe giocata tra atomo e sole, in un anticipo ridotto all’essenzialedello scenario entro cui la geopolitica deve far i conti con la sfida per la sopravvivenza della biosfera. Un mondo vivente - soffocato da protesi artificiali di cui l’uomo si è circondato e che ha industrialmente prodotto e irresponsabilmente non smaltito - minacciatodal cambiamento climatico e dall’impossibilità di reintegrare nei cicli naturali la materia messa a merce, a consumo. Di conseguenza, produzione e consumo, debitrici nei confronti dell’energia in ogni fase di trasformazioneconsapevolmente organizzata, sono oggi esposte soprattutto a valle oltre che a monte: non solo le fonti fossili sono in via di esaurimento, ma le loro emissioni provocano uninsopportabile innalzamento della temperatura globale.La lotta per l’accaparramento delle risorse, da sempre risolta attraverso conflitti militari e “accordi” asimmetricidovuti alla disparità economica dei contraenti, si deve misurare oggi con la responsabilità di assicurare salute, riproduzione e garanzia di conservazione della specie.Il che richiede cooperazione politica, riorganizzazione sociale e convergenza di “stili di vita”: un ribaltamento rispetto alla competizione che agisce nell’arena globale del mercato. Nella geopolitica dell’energia le armi non bastano più. Il sistema energetico, e questa è la novità epocale, deve affrontare questioni di lungo termine, prima di rispondere a pressioni immediate come la immediata convenienza economica o l’esclusività nel disporre di risorse strategiche, che, altrimenti, ne provocherebbero la rottura.Obama non potrebbe più impunemente oggi affermare, seppure lo volesse, che “lo stile di vita degli americani non è negoziabile”, come sostenne Bush pergiustificare la guerra per il petrolio iracheno, a dispetto della necessità di ridurre le combustioni nocive.

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