lunedì 15 dicembre 2014

Introduzione al Convegno: “L’industria delle armi alimenta le guerre. Il ruolo di Finmeccanica”.


A nome dei missionari comboniani che risiedono in questa casa, dò il benvenuto a tutti voi che oggi siete qui per partecipare al convegno “L’industria delle armi alimenta le guerre. Il ruolo di Finmeccanica”. Sono già trascorsi due anni dalla marcia contro la vendita degli aerei M 346 a Israele, fabbricati da Alenia Aermacchi, nella fabbrica di Venegono Superiore.
A questo proposito voglio anche ricordare che oggi L’ONU celebra la Giornata Mondiale di Solidarietà con il Popolo Palestinese. Il 29 Novembre del 1947, l’Assemblea Generale adottò la risoluzione 181 (II), che divenne nota come la Risoluzione sulla Partizione.
Questa giornata rappresenta un’opportunità per la comunità internazionale di concentrare la propria attenzione sul fatto che la questione palestinese è ancora irrisolta e che il popolo palestinese deve ancora conseguire i propri diritti così come sanciti dall’Assemblea Generale dell’ONU.
Come dicevo, dopo due anni, dalla nostra prima marcia, nonostante le tante crisi che, evidentemente, hanno raggiunto anche gli ambiti legati al pacifismo, all’antimilitarismo, alle iniziative sulla riconversione e la smilitarizzazione del territorio, siamo ancora sulla strada.
P. Alex Zanotelli, che poi vedremo in video-conferenza, ci invita a superare rotture, attriti, incomprensioni che indeboliscono il movimento per la pace in Italia. La speranza nasce dal basso, da questo metterci insieme per trasformare i nostri Sistemi di morte in Sistemi che danno vita.
Qualcuno potrà dire, tutto ciò serve a poco, le cose sembrano cambiare, ma in peggio. Attorno a noi c’è molta indifferenza, si preferisce parlare di altre cose, in modo magari politically correct, come si dice. Però parlare di pace, oggi, implica fare discorsi politici, toccare interessi e sensibilità che sembrano opporsi alla costruzione di un mondo più umano e vivibile.
Nel suo discorso al Consiglio d’Europa, martedì scorso, Papa Francesco ha insistito sull’importanza di preservare, coltivare e diffondere la pace. I conflitti sono foraggiati da traffici di armi molto spesso indisturbati, ha ricordato il Papa. La Chiesa considera che “la corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri”. Però il Papa è anche cosciente che la pace si può realizzare soltanto nell’atteggiamento costante di iniziare processi e portarli avanti. Perciò costruire la pace richiede di privilegiare le azioni che generano dinamismi nuovi nella società e coinvolgono altre persone e altri gruppi che li svilupperanno, fino a che portino frutto in importanti avvenimenti storici. Portare avanti, quindi, i processi senza ansietà ma con convinzioni chiare e con tenacia. Ed è ciò che stiamo facendo, con molta umiltà e senso del limite, ma anche con grande coraggio e perseveranza.
Sono certo che se siamo qui per l’ennesima volta, è perché abbiamo qualcosa da imparare e da offrire, senza imporsi ma camminando insieme per resistere alla guerra e arrivare alla sua abolizione.
Abbiamo scelto come sede dei nostri incontri un castello, costruito ovviamente per perseguire obiettivi anche militari. Questo edificio ha subito lungo i secoli modifiche strutturali e funzionali, fino a diventare luogo di formazione e partenza di missionari che nel mondo si sono fatti promotori di riconciliazione, giustizia e pace. Noi siamo i primi a dire che la riconversione ed il cambiamento è possibile.
Per camminare verso il futuro, ci ricorda Papa Francesco, servono memoria, coraggio e sana e umana utopia! Dove quest’ultima diventa la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale, economico e politico.
Augurando a tutti buona permanenza e buon convegno, termino con una frase dello scrittore Paulo Coelho: “La gloria del mondo è transitoria e non è questa che ci dà la dimensione della nostra vita, ma è la scelta che facciamo di seguire la nostra leggenda personale. Credere nelle nostre utopie e lottare per i nostri sogni”. 
 
P. Massimo Robol

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